Se l’inclinazione xenofoba della Lega Nord è un antico cavallo di battaglia, quella omofoba è invece una trovata relativamente recente, celebrata in pompa magna durante il convegno sulla “famiglia tradizionale” tenutosi lo scorso 17 gennaio a Milano, fortemente voluto dal presidente leghista della giunta lombarda Roberto Maroni. Per l’occasione l’ex ministro dell’Interno del governo Berlusconi ha riunito sotto l’egida della rosa camuna e del logo dell’Expo una pattuglia di relatori d’eccezione, accomunati dall’aver fatto del proprio zelo antigay il cardine di lucrose attività politiche e commerciali.
L’attacco sanguinoso alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo e l’offensiva del temibile califfato dell’Isis nelle terre martoriate di Iraq, Siria e Libia hanno ringalluzzito nel frattempo entrambe le fronde della nostra destra più razzista e omofoba.
Il 27 gennaio scorso il Consiglio regionale lombardo ha approvato a maggioranza una norma che introduce norme restrittive per la costruzione dei luoghi di culto, impedendo di fatto la nascita di nuovi spazi ufficiali adibiti alla preghiera dei musulmani. Alcuni commentatori si sono scagliati poi contro l’associazionismo gay “di sinistra”, colpevole, a detta loro, di coprire le nefandezze dell’organizzazione fondamentalista Stato Islamico nonostante la sua propaganda abbia dato notizia dell’esecuzione di alcuni (presunti) omosessuali.
Significativo in questo senso il delirio megalomane dal titolo “Froci italiani muti davanti all’islam” di tale Nino Spirlì, autoproclamatosi “vecchia checca”, che dal sito de Il Giornale prende le distanze da “tutti i frociazzi snob arcobaleni italiani (…). Brutti, politicizzati, sporchi nell’anima, silenziosi e complici, senza pietà, codardi e leccaculo di un Islam senza legge e senza rispetto”.
Storditi dal colorito eloquio ma financo un po’ offesi che Spirlì e compari ignorino del tutto il racconto che, anche da queste pagine, associazioni e media arcobaleno fanno da anni dell’esistenza complicata degli omosessuali musulmani, abbiamo voluto comunque indagare la posizione delle associazioni islamiche del nostro paese a proposito delle questioni lgbt, per confutare o meno la vulgata che vuole la dottrina coranica inconciliabile coi diritti civili.
Proviamo allora a contattare via telefono e via mail alcuni centri islamici della penisola presenti in rete coi loro recapiti. In larga parte non rispondono al nostro appello, tranne l’Associazione Islamica Imam Mahdi di Roma, che declina per bocca del suo portavoce Heydar Ali: “Vi ringraziamo per averci contattato ma non abbiamo intenzione e interesse a rilasciare un’intervista al vostro giornale”.
Interpellati via mail e Facebook tutti i vertici del direttivo dell’UCOII, l’unione delle comunità islamiche del nostro paese, solo il vicepresidente Yousseff Sbai, 55 anni, si è detto disponibile a rispondere per iscritto ad alcuni quesiti. Dopo più di una settimana si è fatto vivo scusandosi per il ritardo ma ammettendo che a causa del ruolo associativo “anche il mio parere personale avrà il suo peso. Vista la sensibilità dell’argomento, sto aspettando che il direttivo chiarisca la sua posizione relativa alle sue domande”. Il chiarimento è arrivato a rotative ormai avviate del numero di Pride di marzo, ma abbiamo voluto in ogni caso far conoscere ai lettori la posizione di Sbai e della sua associazione, la più importante in Italia, includendola nella versione online di questo articolo.
Dopo i ringraziamenti di rito per la solidarietà espressa all’UCOII da chi scrive a proposito della feroce campagna contro i musulmani sferrata dalla destra, il direttivo tiene a ribadire che: “l‘omofobia non ci coinvolge, le scelte sessuali degli individui sono privatissime e riguardano solo gli attori stessi di tali scelte. Siamo convinti infatti che qualsiasi ‘fobia’ che ingeneri una discriminazione sia un’ingiustizia nei confronti delle creature e siamo certi che ci siano, o possano essere messi a punto, strumenti legali che concilino le esigenze di tutti senza stravolgere, per norma legale, un protocollo umano cui aderiamo con assoluta convinzione”. Parlando di diritti civili, Sbai ci avverte invece che la dottrina e la tradizione musulmana ritengono il matrimonio “sodalizio che possa essere stretto solo tra persone di sesso diverso e, pertanto, riteniamo che non sia questa la rivendicazione che si possa porre per garantire a tutti i cittadini e residenti pari diritti come previsto dalla Costituzione della Repubblica. Per quanto riguarda invece l’adozione da parte di coppie ‘omogenitoriali’, ci sembra una contraddizione in termini. La genitorialità è necessariamente etero e non soltanto da un punto di vista biologico ma anche per le diverse competenze e sensibilità che devono concorrere allo sviluppo armonioso ed equilibrato della personalità di un bambino”.
Il nostro giornale ha ottenuto nel frattempo la disponibilità a rispondere a qualche domanda da parte di Davide Piccardo, 33 anni, coordinatore del CAIM, Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano.
Alla violenza degli assassini di Parigi e dell’Isis, così come al proselitismo anti-islamico della destra italiana, Piccardo e il CAIM intendono rispondere con “un lavoro sul quale siamo impegnati tutti i giorni quando ci rapportiamo con la cittadinanza, coi partiti, con le associazioni, con le altre confessioni religiose. In occasione dell’esposizione mediatica straordinaria seguita ai fatti di Parigi siamo stati presenti in tutte le sedi possibili e quando siamo stati interpellati abbiamo condannato ogni forma di violenza e di prevaricazione da chiunque fosse commessa, lontana anni luce dall’autentico messaggio islamico”.
Ora che la legge regionale anti-moschee è passata, come pensate di muovervi ?
È evidente che la giunta Maroni ha voluto accelerare per impedire all’amministrazione Pisapia di trovare un luogo di culto per i musulmani di Milano. Questa legge però ha tutti contro: dalle opposizioni in regione Lombardia all’Anci (l’associazione dei comuni italiani, ndr), dal governo Renzi a tutte le altre confessioni religiose che sono state consultate. Oggi è più facile in Lombardia aprire un locale per il gioco d’azzardo piuttosto che un luogo dove poter pregare e l’Islam viene trattato alla stregua di un problema di ordine pubblico. Abbiamo ricordato a Maroni che è suo dovere governare con responsabilità e giustizia, soprattutto perché questa legge è incostituzionale e non serve a fermare la cosiddetta ‘invasione’ islamica. Comunque i musulmani ci sono e non spariscono da un giorno all’altro: si ottiene solo lo scopo di mantenere nell’informalità i luoghi di preghiera. Riteniamo sia un atteggiamento di grave irresponsabilità anteporre gli interessi a brevissimo termine di una fazione politica a quelli della collettività. Dobbiamo al contrario costruire relazioni di reciproco rispetto tra le varie componenti della società italiana: ci sono cittadini che sono qui, concorrono alla vita di questo paese e, banalmente, pagano le tasse, quindi non si capisce perché non debbano avere i diritti di tutti gli altri.
Queste rivendicazioni sulle moschee dovrebbero valere anche per i cittadini omosessuali. Cosa pensa il CAIM dei diritti lgbt, più volte calpestati dalla giunta Maroni, così come da altre istituzioni del nostro paese?
Posso dirti la mia posizione personale e quella di molti fedeli, perché il CAIM non elabora posizioni ufficiali su tutto. In uno stato laico occorre rispettare le differenze, anche se queste non vengono condivise: non c’è bisogno di essere un musulmano per rispettarne un altro. Così come non occorre condividere una scelta nell’ambito della sessualità per avere il rispetto delle istituzioni. Il messaggio dell’Islam sull’omosessualità è chiaro, ed è di condanna, ma non riguarda la censura della persona omosessuale in quanto tale, quanto la disapprovazione delle pratiche omosessuali. È ovvio che la visione del credente non possa coincidere con le leggi di uno stato laico, dove prevale il rispetto che è compito di una società plurale e multietnica come è l’Italia. Io personalmente sono a favore delle unioni civili e la possibilità di garantire parità di condizioni a tutte le persone al di là del loro orientamento sessuale. È una lacuna che andrebbe colmata, ed è dovere di uno stato democratico farlo. Invece sono contrario alla possibilità di adottare da parte delle coppie omosessuali, ma lo sono anche riguardo all’adozione per i single.
Avete mai avuto a che fare con fedeli musulmani omosessuali? Che tipo di aiuto potete dare, nel caso di problemi con le famiglie d’origine o con la comunità islamica in generale?
Non si può negare che nell’Islam i rapporti tra persone dello stesso sesso, come in molte altre confessioni religiose, siano considerati un peccato abbastanza grave: chi è credente e ha questo orientamento si trova senza dubbio in conflitto. Credo sia nostra premura non criminalizzare nessuno, però è ovvio che non si può stravolgere il messaggio di una religione. D’altro canto rispettiamo le persone nella loro individualità, senza escluderle né allontanarle e senza criminalizzare i comportamenti diversi dai precetti dell’Islam come può essere la scelta omosessuale.
Cosa risponderesti a quegli esponenti politici e quei giornalisti che considerano l’Islam incompatibile coi diritti civili di gay e lesbiche?
Posso solo dire che l’Isis, quando colpisce le persone per il loro credo o per il loro orientamento sessuale diverso, si colloca al di fuori dell’Islam: quei fanatici non hanno nessun titolo per rappresentarlo tutto e neppure per applicare in questi modi barbari la legge islamica. Come CAIM abbiamo aderito alla moratoria sulle punizioni corporali: è vero che fa parte del messaggio del Corano, ma non sono applicabili in questo momento e in questo contesto. Senza addentrarci troppo nel diritto islamico, possiamo dire che andrebbero intese come deterrente ideale ma solo in presenza di una serie di condizioni; nella realtà invece vengono usate in maniera impropria come strumento di potere e sopraffazione.
Partendo dal caso lombardo, è possibile secondo te una via europea all’Islam moderno che comprenda al suo interno il rispetto dei diritti della donna e anche il matrimonio egualitario?
Lo schematismo che vorrebbe opposti l’occidente cristiano all’oriente musulmano è sbagliato, perché l’occidente stesso ha radici nell’Islam: basti ricordare le storie della Sicilia o dell’Andalusia. L’Islam è sempre moderno e ogni tempo ha il suo, perché il Corano letto da un fedele del 2015 o da un pakistano dell’Ottocento porta a conclusioni diverse. Certo, ci sono dei principi che sono costanti e immutabili, indipendentemente dal contesto. Poi ci sono dei precetti che variano e si confrontano con le condizioni che il fedele trova nel posto dove vive. È come se la sharia, ovvero la legge islamica, fosse la costituzione dell’Islam, e che il diritto islamico applicasse i principi cardine attraverso delle leggi ordinarie.
L’Islam di stampo europeo c’è già e si sta strutturando, nel campo della sessualità ma anche nel mondo delle droghe, della finanza e dell’economia. I custodi della tradizione islamica si confrontano per questo con gli scienziati del contesto: con sociologi, filosofi, psicologi, col diritto, con la medicina. I cattolici hanno il vantaggio che la figura del papa dà le direttive e tutti sono tenuti a seguirle; nell’Islam non è così. Noi non abbiamo la scomunica e non proibiamo la comunione a chi è gay. Il rapporto è diretto tra il musulmano e Dio: il fedele deve rendere conto solo alla sua coscienza. Ciascuno di noi ha i suoi peccati ma io non mi posso permettere di escludere una persona perché fa una scelta invece che un’altra, a meno che questa scelta non danneggi in qualche modo la collettività; se il peccato coincide anche col danno alla collettività, allora sono chiamato a intervenire.
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