From Beginning to End

Finalmente una salutare ventata per il nostro cinema: una nuova casa di distribuzione, la torinese Atlantide Entertainment (www.atlantideentertainment.com), che offre un’attenzione particolare al cinema a tematica gay con la collana Queer Frame, con un logo disegnato dall’artista e regista Bruce LaBruce. Così si darà visibilità a opere difficilmente reperibili o, più facilmente, mai uscite. Già adesso è previsto un listino di oltre 30 titoli, con autori che spaziano da Brillante Mendoza a Gus Van Sant, da Patrice Chéreau a Lucía Puenzo. In più, è previsto che alcune opere usciranno in sala, come Plein Sud di Sébastien Lifshitz, sugli schermi già a dicembre.
Il primo dvd (in originale con sottotitoli) è From Beginning to End (Do começo ao fim) del brasiliano Aluízio Abranches, che ha già fatto moltissimo parlare di sé per l’argomento forte e insolito. Per quel che si è visto al ToGay e al Festival Mix di Milano di quest’anno, dove è stato presentato, il film lascia un po’ fredda la critica mentre piace tanto al pubblico. Cerchiamo di capire il perché.
Reduce da un enorme successo di pubblico in patria (più di 100.000 spettatori!), il film sembra sia ispirato a una storia vera. Negli anni Ottanta a Rio de Janeiro la dottoressa Julieta (Júlia Lemmertz) ha due bambini, Francisco e Thomás, separati da sei anni di differenza, figli di due diversi padri. I due da sempre vivono un rapporto strettissimo, esclusivo, protettivo e molto viscerale anche dal punto di vista fisico, con abbracci, coccole e sguardi affettuosi. Ma non c’è nessun problema: la loro è una vita serena e allegra, in una famiglia agiata e traboccante d’amore, composta da loro due, dalla madre, da Alex, il padre di Thomás (Fábio Assunção), e dall’amica di sempre Rosa (Louise Cardoso). Così, quando Julieta capta che il rapporto fra i due bambini è troppo intimo non fa niente per allontanarli o dividerli. Quando Thomás (Rafael Cardoso) e Francisco (João Gabriel Vasconcellos) sono diventati adulti (il primo ha 20 anni, l’altro 26) le cose non sono mutate, anzi: sono una coppia affiatata, bellissima, in cui ciascuno vive per l’altro in amore assoluto, sessualmente appagante. Vivono felicemente nella casa di famiglia, lasciata a loro disposizione da Alexandre, il quale è andato a vivere altrove, dopo che è morta Julieta (così come il padre di Francisco). Il caso però li costringe a separarsi quando Thomás, ottimo nuotatore, va in Russia per un periodo per prepararsi in uno stage per le Olimpiadi. Francisco a Rio cerca nuove avventure, anche femminili, ma senza fortuna perché il suo pensiero è rivolto sempre al fratello, a migliaia di chilometri di distanza. Ma per fortuna c’è un happy end.
Dicevamo che la critica ha sottolineato i molti, evidenti difetti del film, a cominciare dal fatto che è eccessivamente lungo nel cappello iniziale dei ragazzi (circa un terzo del film!) e non ha un sufficiente sviluppo narrativo, in pratica succede poco o niente. Inoltre lascia perplessi la confezione troppo patinata, da telenovela, con i due fratelli che sembrano vivere al di fuori del mondo normale, in cui tutti li accettano per come sono, e con una famiglia troppo ideale. In più, oltre alla non convincente recitazione di Francisco, alcune scene appaiono troppo costruite e un po’ retoriche. Certamente il regista Abranches ha saputo espungere ogni sorta di scandalo, puntando a presentare una storia d’amore e basta, ma così ha perso per strada dei potenziali sviluppi interessanti.
Tutto ciò è vero. Ma bisogna dire che il film cattura e affascina, per più motivi. Innanzitutto per la grande bellezza dei due protagonisti, il biondo e riccioluto Thomás e il seducente Francisco, diventati ormai famosissimi in patria. E poi non si può non lodare il coraggio di raccontare una storia così forte, mostrata senza nessuno stereotipo, che trasuda una passione romantica travolgente quanto delicata. Molte le scene suggestive, esaltate dall’ottima fotografia e dalla musica indovinata (anche se un po’ troppo martellante), che trasmettono voglia di vivere. Le più belle, quasi indimenticabili, sono due: la prima quando i due fratelli, uno di fronte all’altro, si spogliano poco alla volta fino a restare nudi, quasi fossero davanti a uno specchio. La seconda quando Francisco legge al fratello divertito e trepidante una poesia fortemente erotica (Cartas de um Sedutor, della poetessa brasiliana Hilda Hilst). Non si era mai visto niente di simile tra fratelli sullo schermo. Allora chi ha ragione: critica o pubblico? Non rimane che vederlo, anzi è proprio obbligatorio!