Non è difficile allineare, una dopo l’altra, le dichiarazioni e i commenti di politici, prelati, uomini e donne di spettacolo che, almeno dal momento dell’inizio della discussione in Senato del ddl Cirinnà, il 26 gennaio scorso, hanno fatto a gara a chi gettava più fango addosso ai gay, alle lesbiche e ai loro figli.
Se escludiamo i “crociati” attivi 365 giorni all’anno per lucrare sul deserto dei diritti – sostanzialmente il fronte clerico-fascista che sta dietro l’organizzazione dei vari Family Day, quindi i soliti Adinolfi, Miriano, Gandolfini, Amato – abbiamo scoperto con stupore nuovi, ringhiosi postulanti e ritrovato con sconcerto alcuni vecchi arnesi dell’omofobia professionale.
Il veterano senatore di AP Carlo Giovanardi, durante la discussione del 9 febbraio scorso, continua a spostare il discorso dalle unioni civili all’“utero in affitto”, terrorizzando gli astanti con “la quasi totalità del consenso che hanno avuto… giacobini, comunisti, nazisti e tutti quelli che volevano creare l’‘uomo nuovo’” – precisando che da quando esiste l’umanità – “il matrimonio è sempre stato fra un uomo ed una donna” – e attaccando il collega Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay, accusato di essersi – “procurato un bambino in California, […] 170.000 dollari chiavi in mano”.
Dello stesso tenore le parole, due giorni dopo, di Maurizio Gasparri di FI, quando addebita a Lo Giudice la vera paternità della legge e di “non rispondere sul costo del famoso bambino comprato”, suscitando lo sdegno dell’interpellato, che esce dall’aula. Il collega di Forza Italia Franco Cardiello insiste sul concetto: “Neanche l’amore di una mamma e di un papà adottivi meravigliosi possono colmare quel piccolo, fragile senso di abbandono che hai dentro, e non oso immaginare due uomini o due donne”.
Quando interviene in Senato Antonio Razzi di FI, chiede candidamente: “Ci sentiamo competenti al punto tale da assicurare che i bambini adottati da due padri non patiscono turbe di carattere psicofisico tali da menomarne la personalità?”.
Gaetano Quagliariello di FI è convinto che “non vi è alcuna libertà e non vi è alcuna laicità nella pretesa di forzare ciò che è dato dalla natura. Sgomberiamo il campo dalla pretesa di una genitorialità che non può esistere e che tantomeno può essere oggetto di diritto”, mentre dallo scranno accanto il collega Lucio Malan vince il campionato di benaltrismo accusando i favorevoli alla legge di “non reagire alla visita del signor Rouhani, presidente della Repubblica iraniana, dove l’omosessualità è sempre e comunque punita. L’importante è avere le adozioni per le coppie gay, perchè questa è la misura dei diritti umani”.
Anche il chiacchierato Domenico Scilipoti, Forza Italia, censura l’esistenza delle coppie omosessuali citando nientemeno che il Levitico: “Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole. Non possiamo rinnegare i principi fondamentali della nostra società. Voglio sentirmi libero di essere normale, di quella normalità che rimane unica legge universale”.
E se il leghista sempreverde Roberto Calderoli deplora la Rai (insieme a Iva Zanicchi e a Daniela Santanché) per aver dato troppo spazio ai temi rainbow a Sanremo, si vanta anche di non saper pronunciare stepchild adoption, “perché ho più comunanza con le cose normali che non con le cose anormali che voi mettete nelle leggi”, mentre il buon Roberto Formigoni (NCD) ci ricorda che “due omosessuali maschi possono avere un figlio soltanto comprandolo da una donna”; poi fa il bullo dalle pagine di Twitter: “Odore della sconfitta su #Cirinnà sta procurando crisi isteriche gravi su gay, lesbiche, bi-transessuali e checche varie. Non è bello, poverini”.
Non sono mancati gli interventi a gamba tesa del clero di ogni ordine e grado. .
Il direttore di Radio Maria Don Livio Fanzaga ha augurato in diretta la morte alla senatrice Cirinnà e definisce le famiglie arcobaleno “solo sporcizia, non si sa chi è la madre, chi è il padre, e il figlio non sa da che parte girarsi, se hai una malattia guarisci”.
Negli stessi giorni Don Roberto Ravera, parroco di Cairo Montenotte, scrive invece a un settimanale locale che “dei cosidetti gay bisogna distinguere, alcuni sono nati con tendenze psicologiche e sessuali anormali, mentre altri sono pieni di disordini morali”.
Da poco lontano, a Genova, gli fa eco il consigliere regionale leghista Giovanni De Paoli, il quale durante un’audizione con l’associazione di genitori di omosessuali Agedo auspica: “Se avessi un figlio omosessuale lo butterei in una caldaia e gli darei fuoco”.
Concludiamo con la “meravigliosa” copertina illustrata di Libero del 16 febbraio che mostra un Nichi Vendola “incinto” sotto al titolo: “Ci impongono una legge per dare un figlio a Vendola”, riferendosi alle indiscrezioni che vorrebbero l’ex governatore della Puglia a Montreal per qualche settimana per avvalersi della gestazione per altri insieme al compagno di origini canadesi Ed Testa.
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