Ieri pubblicitario di successo, oggi performer che si esibisce nudo con il membro trattenuto in un calzino colorato. Gianni Miraglia ha abbandonato carriera e denaro per seguire la vocazione di scrittore (tre romanzi dalla forte connotazione autobiografica), viaggiatore curioso, blogger e collaboratore di diverse testate giornalistiche con i suoi originali reportage. Non bastasse, si è inventato uno show in cui interagisce con il pubblico che gli propone una serie di argomenti (da Gandhi al veganismo), messi per iscritto prima dell’inizio, su cui lui deve improvvisare a ruota libera mentre, senza vestiti, esegue i più disparati esercizi fisici come sollevare pesi o inerpicarsi sopra panche sospese. Lo potete vedere al Circolo Arci Cicco Simonetta Artemisia di Milano (www.ciccosimonetta.org) il 2 e 16 marzo, a Roma il 5 e 6/3 al Big Star e allo Sparwasser. Lo incontriamo, un po’ provato, al termine della sua festeggiata performance.
Come è nata l’idea di questo spettacolo?
L’ho chiamato L’uomo merlo e i monologhi della fatica: il primo è un personaggio che ho creato io. Non potendomi più permettere la palestra sono andato in un parco attrezzato dove c’erano alcune sbarre: a usarle per praticare quel tipo di esercizi a corpo libero chiamati calistehnics erano ragazzi e uomini ossuti con spalle molto larghe e gambe sottili, soprannominati a Milano “uomini merlo”. Mi ha colpito la definizione e sono diventato uno di loro. Ho deciso di spogliarmi perché a 50 anni mi sento, dopo errori e disillusioni, cambiato e pensando di non aver più nulla da nascondere mi denudo, fisicamente e metaforicamente. Il calzino è una citazione della band Red Hot Chili Peppers che da giovani e belli si esibivano nello stesso modo ma in maniera aggressiva con canzoni dove il pene ricorreva spesso. In realtà volevo mettermi completamente nudo ma non potevo farlo per problemi di censura, così sto senza vestiti e con l’organo genitale nel pedalino che però dopo un po’ non catalizza più l’attenzione del pubblico.
Credi che avresti lo stesso impatto nei confronti degli spettatori se non fossi nudo?
Forse avrei un impatto differente o non ne avrei del tutto. Anche il corpo comunica qualcosa: in questo contesto, per me che nasco timido, è un gesto di rottura. Ho combattuto la timidezza fino a pensare di non averne più: è una scemata perché invece ti rimane dentro. Sono nudo ma non parlo del pene, parlo di quello che mi chiedi tu.
Veniamo appunto alle tematiche: toccano anche la sfera sessuale?
In realtà arrivo più io a parlare di cose legate alla mia sessualità mentre il pubblico in genere propone argomenti surreali o mi stimola su temi pseudo esistenziali oppure sull’attualità come è capitato a proposito dell’ISIS. Non riscontro particolari stimoli dal pubblico gay che mi viene a vedere: i miei spettatori in media hanno una base culturale che non si addice a gag o provocazioni sessiste, tipo interrogarmi sulla mia identità sessuale.
Parliamo un po’ delle tue altre anime, in primis quella di scrittore.
Il primo romanzo si chiama Six Pack dove parla l’Io narrante di un uomo che in una palestra scandisce la sua vita, la sessualità e la sua ansia estetica (il titolo si riferisce alla “tartaruga”, quegli addominali perfetti che non riesce a ottenere): in quell’ora e mezza si prende la rivincita nei confronti di quei manager che l’opprimono negli uffici del terzario avanzato. Muori Milano muori è un lavoro più adulto, ambientato a ridosso dell’Expo, in cui il protagonista è vittima di una serie di avversità e si prepara a diventare un barbone. Baumgartner. Nato per volare è un saggio su un tizio che si lancia nel vuoto da 40 chilometri. Ora però sono anche un neo editore: infatti per le edizioni Di Atlantide è già uscito il primo romanzo, Ritratto di Jennie di Robert Nathan, scrittore, poeta e già sceneggiatore a Hollywood, mentre questo mese pubblichiamo Leonida, ultima fatica letteraria della cantante Nada.
E poi c’è il Gianni avventuroso viaggiatore…
Ho sempre amato viaggiare e quando le risorse finanziarie sono diminuite mi sono inventato l’idea di un crowdfunding che mi permettesse di continuare a girare il mondo e scrivere un libro. Così è nato Centomila espadrille di ghiaccio: in cambio dell’aiuto per andare a Mosca ho accettato di svolgere dei compiti suggeriti dai miei sostenitori: uno di questi è stato di riuscire a danzare coi ballerini classici del Bolshoi. Ho poi venduto il format a Dmax di Discovery Channel che ne ha fatto una web series in cui i telespettatori mi lanciavano sfide impossibili: ho fatto surf su un’asse da stiro in un gelido fiordo norvegese e mi sono imbucato in un matrimonio in Islanda!
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