The Danish Girl

The Danish Girl, diretto da Tom Hooper (Oscar per Il discorso del re), ha vinto il Queer Lion 2015. È la storia di Lili Elbe (Eddie Redmayne), la prima transessuale a essere stata operata, nata nel 1882 come Einar Wegener. Einar, un pittore paesaggista di talento, a vent’anni sposa la diciottenne Gerda Gottlieb (Alicia Vikander), una ragazza indipendente e un po’ virile, anch’essa pittrice. I due si amano enormemente, pur rammaricandosi di non riuscire ad avere figli. Un giorno Gerda chiede al marito, quasi per gioco, di posare per lei in abiti da donna. Quest’azione, poi ripetuta, sblocca la femminilità di Einar, il quale piomba in piena confusione di identità sessuale.
A partire dagli anni Venti, i due si trasferiscono nella vivissima Parigi; lì Einar trova finalmente il coraggio di essere ciò che sente: si veste da donna assumendo il nome di Lili e diventa la modella preferita della moglie.
Gerda all’inizio è suo complice ma in seguito, sentendosi defraudata del ruolo di moglie, rifiuta la situazione; per di più un amico di infanzia di Einar, Hans Axgil (Matthias Schoenaerts), complica le cose, innamorandosi di lei. Alla fine Gerda è però vicina a Lili nel momento in cui questa decide di sottoporsi in Germania, all’inizio degli anni Trenta, a una serie di interventi chirurgici (i primi in questo campo) per cambiare sesso. Ormai riconosciuta come donna (ne prende atto persino il re di Danimarca, il quale annulla il matrimonio e le fornisce un passaporto col suo nome femminile), tragicamente Lili non riesce però a godersi la sua agognata trasformazione.
Il film – dalla genesi molto tormentata, che ha visto un tourbillon di registi, attori e attrici – è un adattamento dal romanzo omonimo di David Ebershoff (Guanda editore). Gradito molto dal pubblico, emozionato dalla vicenda soprattutto per l’altruismo di Gerda, ha però diviso la critica.
Molti critici lo hanno apprezzato, grazie anche alle superbe recitazioni (a cominciare da Redmayne en travesti), tanto che è candidato a tre Golden Globe e ha vinto numerosi altri premi.
Altri, invece, lo hanno trovato troppo romanzato. In effetti la storia è stata ricreata in funzione di un prodotto di massa (a cominciare dal fatto che non è vero che la moglie abbia sostenuto Lili fino all’ultimo). Rimane però il fatto che il film, che vanta un’ottima ricostruzione storica, riesce a sdoganare efficacemente un concetto delicato quanto inaccessibile per il grande pubblico: il rispetto per chi non si riconosce nel proprio corpo.

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