Sfoggiando i colori dell’arcobaleno durante la loro esibizione sul palco dell’Ariston, molti cantanti a Sanremo hanno lanciato un messaggio di supporto alle unioni civili e alla comunità LGBT.
Sarà sicuramente ricordata come quella “gay friendly” questa 66a edizione del festival di Sanremo. Non tanto perché qualche concorrente gay si sia esibito sul palco o abbia trattato nel proprio brano tematiche legate all’universo LGBT, quanto perché sin dalla prima serata, che cadeva in concomitanza alla discussione in Senato del ddl Cirinnà, una serie di cantanti in gara e ospiti, hanno manifestato in diversi modi il loro supporto alle unioni civili e più ampiamente alla comunità LGBT.
I concorrenti lo hanno fatto principalmente esibendo un nastro arcobaleno racchiuso nella mano o agganciato all’asta del microfono, mentre alcuni ospiti hanno avvalorato anche attraverso poche, ma significative parole, il loro appoggio alle unioni civili.
L’appello affinché gli artisti in gara indossassero un richiamo arcobaleno per sensibilizzare la classe politica in tema di diritti civili è partita da Andrea Pinna (vincitore assieme a Roberto Bertolini dell’ultima edizione di Pechino Express). Il famoso blogger dalla sua pagina di Facebook nel primo pomeriggio del 9 febbraio si è fatto portavoce dell’amico regista Luca Finotti, che nella mattinata aveva lanciato in rete l’hashtag #Sanremoarcobaleno: “Sarebbe bello se stasera a Sanremo gli artisti indossassero tutti un richiamo arcobaleno per far presente alla nostra classe politica che l’amore ha gli stessi diritti per tutti, e che quello che chiediamo è condiviso davvero dalla maggioranza del Paese, non solo da chi ne verrebbe beneficiato”.
La prima ad aver accolto l’appello on line è stata Arisa, cui sono seguiti diversi cantanti in gara. Noemi è stata la prima invece ad esibirsi sul palco durante la prima serata esponendo un nastro arcobaleno che avvolgeva l’asta del microfono e scherzando sul titolo della canzone presentata in concorso – La borsa di una donna – ha twittato sul suo profilo poco prima di cantare “Che c’è nella mia borsa? Diritti uguali per tutti”. Dopo di lei la già menzionata Arisa, che ha mostrato a più riprese il nastro arcobaleno stretto nelle mani durante l’intera performance. A seguire anche Enrico Ruggeri, da sempre sensibile al tema delle unioni civili (ricordiamo la sua intervista su Pride nel 2004 : “io e Roberta siamo una coppia gay”), Bluvertigo e Irene Fornaciari hanno accolto l’idea esibendo i loro nastri colorati sul palcoscenico.
Un plauso a parte a Laura Pausini, prima ospite della serata, che ha presentato il nuovo brano Simili con queste parole: “La parola Simili, casualmente in questo momento, rappresenta per me un concetto molto importante […] Essere simili significa essere uguali e differenti; significa rispettare le persone che incontriamo, le loro storie, anche se sono diverse dalle nostre. La cosa che mi piace di più è sapere che le persone simili possono proteggersi tra di loro e non dividersi, mai”. E ancora sul finale del brano ha ribadito: “Se siamo simili, siamo tutti uguali e dobbiamo proteggerci, non dividerci”.
Il tanto temuto Elton John, la cui partecipazione è stata osteggiata per giorni da parte degli omofobi Adinolfi &Co., è passato indenne alla prova del fuoco dimostrandosi un gentleman: durante l’intervista di Carlo Conti affermando semplicemente di ritenersi fortunato perché mai si sarebbe aspettato di diventare padre e, in secondo luogo, intonando due canzoni significative sull’amore (Your Song e Sorry Seems To Be The Hardest Word).
Anche la seconda serata si è aperta all’insegna dell’arcobaleno con nuovi artisti e ospiti che sul famoso palco hanno accolto l’invito a schierarsi per le unioni civili. Persino l’ospite Eros Ramazzotti, che pure anni fa affermò di essere contrario alle adozioni da parte di persone gay, si è esibito sul palco con il nastro arcobaleno porto dalla compagna presente in sala e ha affermato: “I figli fanno famiglia, e la famiglia è fondamentale, qualsiasi essa sia”.
Tra i concorrenti Dolcenera ha aperto la serata appoggiando il nastro rainbow al pianoforte , seguita da Patty Pravo, che al polso aveva un braccialetto, poi Valerio Scanu, Francesca Michielin e Annalisa che invece ha mostrato un tatuaggio al polso. Ma il premio originalità va sicuramente a Elio e le storie tese che si sono presentati sul palco con abiti rosa al motto di “Vincere l’odio”, il titolo del loro brano, una sequenza di ritornelli “al contrario” tratta dalle canzoni più famose del festival (tra cui Perdere l’amore che ha dato il titolo alla loro canzone). Altro plauso meritato alla persona più istituzionale del festival, il maestro Peppe Vessicchio, che ha mostrato il proprio supporto alla causa LGBT sfoggiando un papillon arcobaleno.
Anche molte nuove proposte si sono mostrate sul palco esibendo un nastro arcobaleno, a partire da Francesco Gabbiani a Mahmooud e Michael Leonardi. Nella terza serata la “febbre rainbow” ha definitivamente invaso il palco coinvolgendo più o meno tutti i cantanti in gara, giovani e big in una dimostrazione di impegno collettivo, terminata con l’ovazione durante l’esibizione dell’ospite Hozier, autore del toccante video contro l’omofobia Take Me To Church. Nella speranza che entro il prossimo festival, qualcosa sia finalmente cambiato, in meglio.
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