Esce in sala Io e lei, diretto da Maria Sole Tognazzi, con la sceneggiatura di Francesca Marciano e Ivan Cotroneo.
Due donne cinquantenni stanno assieme da 5 anni: l’architetta Federica (Margherita Buy), reduce da un matrimonio sfortunato, e l’ex attrice Marina (Sabrina Ferilli). Le due, dai trascorsi molto differenti, vivono serenamente la loro convivenza. È vero però che risentono, com’è normale, dei problemi tipici di una coppia, qui esasperati dalla diseguaglianza di carattere e del modo di affrontare le cose delle due protagoniste: nevrotica, problematica e insicura l’una, solare, istintiva e carnale l’altra. La loro storia sembra ora a un punto di svolta, complice il fatto che Marina non sopporta i tradimenti di Federica, la quale da parte sua non vuole che l’altra torni a lavorare. È comunque Federica a entrare in crisi, mettendo in discussione se stessa, il sentimento che prova verso la compagna e quindi il loro futuro. Al contrario, Marina, che vive senza problemi la propria omosessualità, è più sicura delle proprie scelte.
Il film è una commedia sentimentale, brillante e delicata nello stesso momento. Non c’è molto sesso (come forse è normale in una coppia che ha ormai superato i furori erotici iniziali), ma tanta attenzione sulle due personalità, fra momenti di gioia, insoddisfazioni e a volte rabbia, più o meno repressa.
In compenso, le presenze maschili (la più importante è l’ex-marito di Federica, interpretato da Ennio Fantastichini) sono insignificanti.
Maria Sole Tognazzi è particolarmente brava a esplorare l’universo femminile (come in Viaggio da sola), in particolare donne che devono trovare per conto proprio la strada per essere felici. Ma al di là di questo, Io e lei è un film inedito e coraggioso per la cinematografia nostrana ed è fantastico che due attrici famose abbiano accettato senza problemi un ruolo così particolare (nonché qualche scena erotica abbastanza esplicita). Inoltre capita al momento giusto: nei giorni in cui la legge sulle coppie di fatto viene stancamente rimandata di mese in mese, qui una relazione fra due donne fa riflettere lo spettatore.
Brilla un piccolo omaggio, facilmente riconoscibile, della regista al padre Ugo, che rimanda al Vizietto: un film che nel 1978 riuscì a sdoganare al grande pubblico l’idea di una coppia formata da due persone delle stesso sesso, sia pure fra lazzi e stereotipi. Stereotipi che qui per fortuna non sono presenti. Evidentemente quarant’anni non sono passati invano (almeno sullo schermo…).
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