Tessere a confronto

All clubs di ANDDOS e Uno Card di Arcigay, dopo tre anni di convivenza non facile si separano definitivamente. Cambia il tesseramento e si rivoluziona la geografia politica dell’associazionismo gay italiano.

Fino al 2012 per accedere ai circoli ricreativi (saune, cruising bar e alcune discoteche) era necessario essere maggiorenni, iscritti ad Arcigay e aver versato la quota associativa annuale. La legge italiana, che è molto lacunosa sulle attività legate al sesso, stabilisce infatti che eventuali rapporti sessuali possono consumarsi solo all’interno di circoli privati gestiti da associazioni. Arcigay si è prestata da collettore di associazioni private consentendo l’uso della propria tessera per l’accesso ai circoli ricreativi. Questo ha garantito loro, anche grazie alle spalle larghe di Arci con cui Arcigay è federata, la possibilità di nascere, crescere, sopravvivere e lavorare senza subire ricatti, chiusure o vessazioni da amministrazioni nemiche.

Checché se ne dica, al di là del miope moralismo di chi condanna per partito preso le attività ricreative rivolte al pubblico omosessuale, la diffusione di associazioni per la socializzazione, in anni in cui Grindr e altre app di incontro esistevano solo nei libri di fantascienza, ha garantito a migliaia di noi la possibilità di accedere a posti sicuri per incontrare i propri simili e avvicinare la comunità lgbt o, al minimo sindacale, sfogarsi.

Mentre il numero di circoli privati cresceva, una parte della quota associativa annuale della tessera andava a finanziare le casse di Arcigay, garantendole cospicue risorse utili per le sue attività politiche e culturali. Alla lunga però lo sposalizio tra la militanza politica e la realtà ricreativa è andato in crisi.

I primi scricchiolii sono arrivati circa tre anni fa: da una parte i presidenti dei circoli ricreativi chiedevano più spazio e rappresentanza nei processi decisionali di Arcigay, più attenzione alla base associativa e una progettualità congiunta; dall’altra Arcigay faticava a promuovere le sue attività nei circoli ricreativi e vantava sulla base di accordi vaghi anche un discreto credito non corrisposto (o inesigibile) nei confronti di alcuni di loro.

Come prima conseguenza i circoli ricreativi hanno dato vita a una loro associazione indipendente ANDDOS (Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale) con una propria tessera che grazie a un preliminare accordo con Arcigay, garantiva l’accesso in parallelo alla tessera Uno Card e una continuità nel finanziamento. Ma i rapporti sono peggiorati e dopo numerosi tentativi di mediazione, in un clima di sfiducia tra le parti e di forte conflittualità interna di Arcigay, si è ora arrivati a un divorzio.

L’Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale, presieduta da Marco Canale, con la volontà di stimolare la creazione e lo sviluppo di ambienti sicuri e accoglienti per manifestare e vivere la propria dimensione affettiva si è prefissa obbiettivi tesi alla valorizzazione della base associativa (oltre 100 mila soci e 61 circoli) come la lotta a ogni forma di discriminazione da raggiungere con pubblicazioni, conferenze, sensibilizzazione e costruzione di servizi socio-assistenziali.

Tra le prime iniziative di ANDDOS, per esempio, oltre alla promozione del coming out e alla partecipazione alla vita associativa e politica della comunità LGBT, l’apertura di centri Anti Violenza organizzati in partenariato con il centro Antiviolenza Donn-è, che, grazie a professionisti specializzati in ambito medico, psicologico e legale offrono assistenza in alcune sedi dell’associazione e per via telematica grazie alla sinergia con il portale One Question (onequestion.anddos.org).

ANDDOS poi, dal luglio scorso ha scelto di legarsi ad AICS, ente di promozione sociale e gigante dell’associazionismo italiano slegando le proprie sorti da Arci e Arcigay.

Per entrambe le associazioni l’aver imboccato due strade parallele ma distinte è un’opportunità.
Lo è per Arcigay, che andrà a congresso a ottobre, perché può ritrovare, con meno risorse a disposizione, quel sano senso di volontariato movimentista utile a generare iniziativa politica, cultura e servizi.

Lo è per l’universo dell’offerta associazionistica e ricreativa rivolta alle persone omosessuali che, se al momento si muove su obiettivi vicini alla militanza classica, potrebbe trovare spazi di iniziativa politica inedita in Italia con collaborazioni con istituzioni locali, promozione del turismo lgbt, formazione imprenditoriale al sud dove i circoli ricreativi sono rari e, rivolgendosi a un pubblico vastissimo, nuove strategie di lotta alle malattie a trasmissione sessuale. Non a caso, tra le varie iniziative ANDDOS ha acquistato un milione di preservativi da diffondere gratuitamente nei suoi circoli.

Insomma, questo divorzio potrebbe fare bene a entrambe le parti. Mantenendo le reciproche differenze e cioè la vocazione volontaristica di Arcigay e quella ricreativa di ANDDOS, non devono però perdere di vista un unico obiettivo comune e cioè perseguire a ogni costo il benessere degli omosessuali italiani.

Traguardo questo che dovrebbe ritornare tra le priorità nelle stanche agende dell’associazionismo lgbt italiano.

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