Siamo connessi tutto il giorno, e diamo per scontato che domani, sfiorando sul nostro cellulare i vari Facebook, Grindr, Planet Romeo saranno lì a offrirci, il primo, un pizzico di dibattito sul mondo che ci circonda e sui nostri amici, i secondi, infinite occasioni per incontri e nuovi piaceri.
È lontano ormai il ricordo di un mondo nel quale lo scoglio da superare prima di precipitare nel letto di qualcuno era almeno scambiarsi un numero telefonico di casa, gli amici non ci coinvolgevano costantemente nelle loro attività ed era necessario pianificare occasioni d’incontro per frequentarli e gli amanti potevano essere incrociati per strada, gli occhi negli occhi, in quell’espressione inconfondibile carica di domande di desiderio sempre identica a ogni latitudine. Non ho nostalgia dell’altro ieri: la tecnologia ha migliorato le vite di migliaia di omosessuali.
Se però, per assurdo, ci svegliassimo e le connessioni non fossero più la virtuale realtà che fa da impalcatura al nostro mondo? E se le applicazioni d’incontro fossero vietate, come in alcuni paesi del mondo?
Certo la mia suona come un’ipotesi bizzarra, il mondo procede spedito verso la connessione al web per tutti. Chi può garantire però che un legislatore ultracattolico non decida di prendersela con le applicazioni di incontro gay e decida di chiuderle? O che le comode app con le mappe dei locali gay avranno il diritto di essere usate liberamente?
Al momento, per esempio, è Apple che decide se Grindr o una mappa gay ha la dignità di essere messa a disposizione nell’Apple Store, mentre Google giudica quali applicazioni (e quali film, per esempio) possono essere diffuse su Google Play. Certo oggi le due aziende non nascondono le loro aperte simpatie per l’universo gay, ma sono e restano private. E come ogni privato possono decidere che cosa, o meno, è giusto e legittimo vendere a casa loro.
Allo stesso modo grandi siti di commercio elettronico come Amazon o eBay possono decidere che cosa è possibile scambiare o meno sui loro siti. E fin che il divieto riguarda le armi va pure bene, ma è accaduto che aste online di libri di nudo maschile fossero cancellate. Apple Store ha rifiutato un’applicazione che segnalava i luoghi di ritrovo gay più cool di New York inserendola tra le applicazioni “non autorizzate”. La stessa azienda si è rifiutata di mettere a disposizione sul suo negozio virtuale Lust Unearthed, un libro di disegni erotici gay con immagini provenienti dalla collezione privata di Hollywood di un celebre scenografo. Piccoli esempi questi che lanciano un campanello d’allarme sul futuro del web e sulla libertà che si respira in rete che sembra totale, ma che non lo è. E che va difesa perché è una libertà che ci riguarda da vicino.
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