Si è tenuta a inizio maggio a Madrid la 31esima edizione del convegno annuale mondiale di IGLTA (www.igltaconvention.org), l’associazione che riunisce l’intera industria del turismo lgbt internazionale. Erano presenti più di 200 partecipanti da oltre 30 paesi del mondo, in rappresentanza di destinazioni geografiche con i relativi enti del turismo ufficiali, agenzie di viaggio e tour operator, riviste del settore specializzate, catene alberghiere e chi più ne ha più ne metta.
Come ogni evento che si rispetti organizzato “all’americana”, si è trattato di un campo di addestramento in stile marines d’assalto, a base di education e networking. Durante tre intensissimi giorni siamo stati informati e formati tecnicamente su svariati temi, e sottoposti a sedute estreme di relazioni sociali che iniziavano la mattina a colazione, proseguivano a pranzo, e terminavano a sera inoltrata nei vari party ufficiali organizzati e pagati da differenti sponsor per permettere a tutti, soprattutto ai compratori e ai fornitori di servizi, di trovare almeno un attimo per conoscere e dialogare con chiunque fosse presente. Questo appuntamento è talmente importante che c’erano delegati arrivati da Argentina, Giappone, Sudafrica tanto per citare alcune mete che, al solo nominarle, fanno sognare a occhi aperti molti di noi.
È toccato a VisitBritain aprire la kermesse con la presentazione dell’incredibile campagna stampa “Love is Great” finanziata con “soli” 200.000 dollari dal governo (conservatore), e destinata ad attrarre oltre le bianche scogliere di Dover i loro cugini lgbt d’oltreoceano statunitensi, per poi puntare in futuro a Germania e Brasile.
L’apertura ufficiale dei lavori è stata di seguito presa in carico da John Tanzella, presidente e amministratore delegato dell’associazione che, dopo i saluti di rito, ha riassunto i punti salienti di questa edizione: quali sono i mercati emergenti; come le leggi sui matrimoni egualitari (e di conseguenza le famiglie arcobaleno) incideranno sul turismo; quali piani strategici bisogna attivare in un periodo di crisi così prolungato. Ha inoltre annunciato che la Serbia, la Birmania e il Vietnam sono nuovi paesi membri, e che dopo la Spagna è l’Italia la nazione europea con più associati. Peccato, vista la vicinanza geografica dell’evento, che noi italiani fossimo solo in cinque.
A seguire sono intervenuti rappresentanti di enti nazionali, internazionali e sovranazionali come le Nazioni Unite, a partire da Isabel Borrego, Segretaria di stato per il turismo e presidente di Turespaña. Turespaña è il corrispondente del nostro Enit, l’agenzia nazionale del turismo, che nemmeno considera che la popolazione lgbt esiste ed è un segmento di mercato estremamente interessante. In Spagna, invece, sanno benissimo che Madrid, Ibiza e Sitges sono le loro tre destinazioni gay top, e che promuovere pubblicamente uno stile di vita dove ti senti difeso, libero e accettato equivale ad aprire un barattolo di marmellata e aspettare che arrivino le api, per poi raccogliere quintali di miele sotto forma di euro.
Quando, sempre nella prima mattina, sul palco si è presentato per un saluto James Costos, uno dei cinque ambasciatori dichiaratamente gay nominati da Barack Obama, che asserisce che la Spagna è una delle migliori destinazioni dove investire, per quanto possa essere solamente retorica diplomatica uno pensa a tutti gli accidenti da lanciare a una lunga lista di politici nostrani che se ne stanno a casa, e che delle nostre istanze e di quanto globalmente valiamo dal punto di vista economico si fanno beffe a qualsiasi livello.
Ma quanto valiamo per l’appunto? Secondo David Scowsill, presidente e CEO del World Travel and Tourism Council, l’industria del turismo è in questo momento una delle poche in attivo e presenta un tasso di crescita del 3% annuo (in Giappone il turismo fa più fatturato del settore automobilistico); impiega globalmente molte più persone rispetto alla finanza ad esempio; il turismo arcobaleno ha una crescita annua del 10% ovvero più del triplo della tendenza! Il freno a mano tirato, e difficile da far sganciare soprattutto ai governi che vedono potenziali terroristi o immigrati non desiderati ovunque, è il problema dei visti di accesso: il 60% dei viaggiatori mondiali deve sottoporsi a spesso complicate procedure burocratiche per ottenerli, e se siete una persona transgender la cosa può diventare particolarmente imbarazzante. Semplificare questi procedimenti, secondo lui, equivale ad aprire una diga di soldi.
La parte di formazione del convegno è spaziata da tecniche di marketing avanzato nei social media 2.0 a come raggiungere il mercato lesbico, passando per come la storia del viaggio lgbt si sia evoluta in parallelo alla storia della conquista dei diritti gay. Ad esempio nel 1979 in Israele si effettuò il primo tour di gruppo lgbt organizzato in concomitanza con il 4° congresso mondiale degli ebrei lgbt, che portò a una manifestazione per i diritti civili a Tel Aviv che attualmente è una delle mete gay mondiali per eccellenza (vedi Pride n. 156). Nel 1993 American Airlines è la prima compagnia aerea statunitense importante a includere l’orientamento sessuale tra le politiche di non discriminazione nel posto di lavoro. Nel 2004 l’ente del turismo della piccola isola di Curaçao, costitutiva del regno dei Paesi Bassi e ubicata sopra il Venezuela, con www.gaycuracao.com apre una breccia per il turismo arcobaleno nei tendenzialmente ultra-omofobici paesi dell’area caraibica.
Quali sono allora le migliori proposte per queste e le prossime vacanze? La Cina non è così vicina, né come distanza né come attuale apertura al mercato turistico gay. Quindi se puntate all’estremo oriente Corea del Sud, Taiwan e Indonesia sono le mete per voi mentre, se vi potete permettere un matrimonio da favola, un volo in Giappone per una cerimonia in un tempio buddista gay friendly a Kyoto è il non plus ultra dello chic. Preferite anticipare le tendenze? Un viaggio ecologico o eco-sostenibile a Panama o in Costa Rica o un luxury safari in Sudafrica con visita alla fremente vita gay di Cape Town è da prendere in considerazione. Se l’Argentina è la destinazione arcobaleno del Sudamerica per eccellenza, il Brasile vi vuole nello stato del Pernambuco con le chilometriche spiagge della sua capitale Recife. Negli Stati Uniti si dice che quello che accade a Las Vegas resta a Las Vegas e quindi là potrete sbizzarrire ogni vostra fantasia, altrimenti Salt Lake City è stata votata come la città più gay d’America dalla storica rivista The Advocate. L’ultra friendly Canada ospita a Toronto il World pride 2014 ad agosto, e un’agenzia di viaggi locale vi organizza anche esotici soggiorni in igloo in compagnia del popolo Inuit. In Europa pensate di aver già visitato tutto? La Finlandia vi aspetta a braccia aperte e anche sulla Polonia dovreste farci un pensierino, ma se preferite il caldo puntate al Portogallo e alla cattolicissima Malta, il cui Parlamento ad aprile ha approvato le unioni civili tra persone dello stesso sesso con diritti pari ai matrimoni eterosessuali tra cui quello di adozione.
E il nostro Bel Paese dove sta in tutto questo vortice di sogni, soldi e opportunità? Sta come una moderna Cenerentola che si è dimenticata di presentarsi al ballo o come la Bella Addormentata… A un giornalista straniero che mi dice che l’Italia è probabilmente la più importante destinazione gay del mondo non posso fare altro che dargli ragione, evitare poi di cercare il primo ponte per buttarmi di sotto, e infine affogare il dispiacere nell’alcool offerto senza limiti anche alla festa finale in discoteca.
Dove stiamo continuando a sbagliare? In estrema sintesi c’è un incredibile interesse potenziale verso la nostra penisola e le sue ricchezze di arte, cultura, cibo, panorami, begli uomini e belle donne e lo si capisce, ma gli addetti del settore hanno la netta sensazione che non esistano dei partner commerciali lgbt in loco considerabili come realmente affidabili per investire in tempo e denaro. Di conseguenza piuttosto vanno a seminare altrove e ci ignorano e, come risultato finale, nella mappa geografica del turismo lgbt mondiale immaginate un buco nel Mediterraneo o se il ritratto è troppo forte pensate a una fetta di groviera a forma di stivale.
Alla fine del viaggio sono ripartito con più di 10 chili di materiale in valigia tra svariati fogli di appunti, innumerevoli biglietti da visita, volantini e inviti a visitare luoghi che nemmeno sapevo esistessero (Saint Petersburg c’è anche in Florida, non è solo in Russia), oltre a gadget di ogni genere tra cui una chiavetta usb a forma di rinoceronte. In aereo ho cercato di riprendermi da un sabato notte di movida in Chueca con il rappresentante dell’Andalusia, unico etero dichiarato presente, e penso a quanti punti mai ancora spesi ho accumulato negli anni sulla tessera frequent flyer di British Airways. Con un po’ di fortuna il volo di andata e ritorno fino a Los Angeles per la 32a Annual Global Convention di IGLTA ad aprile 2015 è già pagato.
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