Rivediamoci a teatro

Si dice che il teatro sia lo specchio della società: una verità che però sembra non riguardare il vissuto e le problematiche di una sua componente significativa, quella delle persone omosessuali. Passando infatti in rassegna i cartelloni teatrali della nuova stagione, in una metropoli come Milano che vanta oltre 30 sale, si annunciano solo un paio di titoli a tematica glbt. Diventa allora una necessità garantirsi una nicchia che dia visibilità in palcoscenico anche a chi non ne ha. È l’intento della rassegna Illecite Visioni, in programma dal 7 al 10 novembre al teatro Filodrammatici di Milano, felicemente giunta alla seconda edizione dopo il successo di pubblico e il riscontro dei media che la prima ha conseguito lo scorso anno. Sostenuta da CIG Arcigay Milano e dal comune, si articola in quattro serate e cinque spettacoli: nella serata di sabato 9 sarà sperimentata la formula del double bill: due lavori intervallati da uno spazio autogestito dalle Lesbiche Fuorisalone. Identiche le linee guida: proporre solo novità assolute per la città, artisti di alto profilo, sguardo rivolto al nostro vulcanico meridione e nessuna forma di autocensura in atto.
Apre Frateme, scritto e diretto da Benedetto Sicca che ci trasporta nella Napoli di un recente passato, quello dei cassonetti d’immondizia incendiati per protesta da una popolazione esasperata. Qui vive una famiglia composta da padre, madre e tre figli (Primo e i gemelli Secondo e Seconda) tutti omosessuali, che si relazionano in modo differente tra loro nei confronti della società e interagiscono con altri personaggi come Alfredo, lo psicologo di Primo, Corinna, insegnante d’inglese, e Antonio, detto Frateme, fantino e collega di Secondo. È una commedia nera con la struttura dei classici napoletani ma con un epilogo duro e imprevedibile.
Filippo Luna (nella foto) ritorna al festival con You Know di Dio e del sesso, un monologo di Giovanni Lo Monaco che firma anche la regia. Il protagonista, un marchettaro semi travestito con il trucco pesante e il tacco a spillo, si interroga sulle due entità espresse nel titolo: sono inconciliabili o possono convivere? Bill, con accento italo-americano, racconta il suo rapporto con questi due mondi che gli hanno segnato la vita. Ragazzino abusato dal nonno, ha risolto il conflitto diventando un “prostituto divino”: in nome di Dio e della redenzione sua e degli uomini con cui ha rapporti, si addossa le colpe altrui.
Dodi Conti, performer e stand up comedian, porta una ventata di allegria e comicità con Bevabbè, di cui è anche autrice insieme a Paola Mammini con Maria Cassi alla regia, più volte applaudito al Gay Village di Roma. Dodi, lesbica militante, si interroga su cosa possa accadere a una donna che decide di abbandonare la sua vita omosessuale, soddisfacente ma ormai troppo trendy, per provare invece una nuova esistenza etero. Più che una scoperta del confuso e solo orecchiato “universo maschile”, la faccenda si trasformerà in una vera educazione sentimentale senza esclusione di colpi, ripensamenti e incidenti di percorso vari.
Spettacolo cult al festival di Santarcangelo, e rimesso in scena da Massimo Verdastro in occasione del pride nazionale di quest’anno, La divina di Palermo consiste in un collage di venti brevi testi scritti da Nino Gennaro, poeta, autore teatrale, attore, militante in prima fila per la conquista dei diritti civili e nella lotta alla mafia, morto di Aids nel 1995. Sono poesie, stralci di diario, racconti, dialoghi, parole tenere e arrabbiate che risuonano di commozione, ironia, disperazione, impegno sociale e politico. Per la vitalità della sua espressione poetica, la sua voce è stata accostata a quelle di Pasolini, Genet, Testori e Jarman.
A chiudere la rassegna L’enigma dell’amore, novità assoluta di Saverio Aversa e Fabio Grossi, responsabile anche della regia. Il lavoro è incentrato sulla figura di Karl Heinrich Urlichs, giurista, scrittore, poeta e fine latinista, nato nei pressi di Hannover nel 1825. Prendendo spunto dal Simposio di Platone, si definisce “uranista” e inizia a scrivere sotto pseudonimo una serie di saggi sull’uranismo. Subito dopo firma con il suo nome (facendo il primo coming out della storia) una dichiarazione a favore di un uomo arrestato per atti omosessuali. Nel 1879 si trasferisce in Italia, prima a Napoli e poi a L’Aquila dove morirà nel 1895. All’inizio lo vediamo anziano e malato, nudo nel letto, ma lentamente ritornano le forze e ringiovanisce, percorrendo a ritroso la sua vita: si materializzano così gli uomini che ha amato per un attimo, un’ora o per anni. Fabio Pasquini sarà Ulrichs con a fianco il giovane Francesco Maccarinella. www.teatrofilodrammatici.eu