Le notti di Kuala

A molti è nota forse soltanto grazie al bel pirata, detto anche la tigre della Malesia, eroe dei romanzi di Salgari e della loro relativa trasposizione televisiva: Sandokan. Sicuramente non è una meta turistica sputtanata come lo è la vicina Thailandia, ma altrettanto bella, forse ancor più misteriosa e affascinante, con una miriade di isole incantate e alcune delle spiagge più belle dell’estremo Oriente, tra palme, noci di cocco e un mare cristallino. Il fatto che la Malesia ancora non sia così inflazionata, la rende ancora molto economica e adatta a qualunque budget di viaggio.
Il volo per la capitale Kuala Lumpur è effettuato da Alitalia, in cooperazione con Malaysia Airlines e, come ormai quasi tutti i voli internazionali di lungo raggio, parte da Roma Fiumicino. Il popolo malese è molto cordiale e aperto nei confronti dei turisti, ma tenete presente che siamo in un paese islamico, per cui dimenticate la grande permissività in campo sessuale della vicina e buddista Thailandia. Pare, infatti, che nelle zone di confine molti padri di famiglia, buoni e osservanti musulmani in patria, spesso varchino la frontiera per andare a soddisfare nei vicini bordelli thailandesi quello che gli è vietato in patria. Evviva la coerenza.
Bisogna inoltre sottolineare che l’omosessualità è vietata e gli atti omosessuali possono essere sanzionati con pene che vanno fino a venti anni di carcere. Tuttavia, il rischio di punizioni così severe non sussiste per gli stranieri. È quasi incredibile che, in condizioni così ostili, si sia riuscita a sviluppare una scena gay abbastanza variopinta per quanto discreta, soprattutto a Kuala Lumpur. Addirittura ci sono alcune organizzazioni locali per la difesa dei diritti dei gay, sebbene non abbiano un gran peso politico e godano di poco sostegno. Soltanto nel 2003 il primo ministro malese definiva l’omosessualità una piaga della civilizzazione occidentale, da perseguire con severità. Insomma, non mettetevi a battere spudoratamente per le vie di Kuala e tanto meno a scheccare come delle pazze, i fondamentalisti islamici o la polizia potrebbero farvi passare momenti non troppo piacevoli. Quindi: attenzione. Pensate che, nel non troppo lontano 2007, sull’isola di Penang, è stata fatta una retata in cui sono stati arrestati ben trentasette uomini, pizzicati in una mega orgia svoltasi in un centro di fitness, che era già da tempo sotto controllo poiché si sospettava vi fosse praticata l’omosessualità. Tra gli arrestati, tutti poi rilasciati, figurava anche un cittadino britannico, cui probabilmente piacevano molto gli orientali. Sappiamo bene che molti europei non amano il genere, ma nel corso della vacanza uno può anche – già che c’è – gustare, o quanto meno accontentarsi, di quello che offre il mercato.
Andiamo quindi a scoprire la vita gay malese, cominciando da Kuala Lumpur. La frenetica capitale è una città molto particolare e interessante da visitare, per cui programmate di spenderci almeno tre giorni. Come tutte le metropoli orientali si passa dalla grandiosità delle futuristiche Petronas Twin Towers (costruite dall’omonima compagnia petrolifera e simbolo della rinascita della nazione) e della Menara Tower alta ben 421 metri, alle baracche dei quartieri più poveri, ben visibili dalla monorotaia, la rete di metropolitana sopraelevata che collega la città. Oltre a questi due punti di grande interesse turistico, visitate anche il quartiere di Chinatown e il relativo mercato, regno assoluto del “tarocco”, dai Rolex alle borse di Vuitton, Gucci, ma anche vestiti, insomma qualche falso ben fatto potreste anche divertirvi ad acquistarlo, avrete solo l’imbarazzo della scelta e i prezzi sono così bassi che potrete sbizzarrirvi. La maggior parte dei bar e ristoranti gay e anche alcune disco si trovano in una zona abbastanza centrale, nei pressi di una via chiamata Cangkat Bukit Bintang (e sticazzi!). Un ristorante molto carino è il Baan 26, con ottima cucina locale. È qui che, alla terza birra, il mio compagno di viaggio si è innamorato di Simon, il cameriere, un profugo del Myanmar, ex Birmania. Fuggito (a piedi) dalla città di Rangoon, che adesso si chiama Yangon, lavora giorno e notte per mantenere madre e fratello anch’essi profughi. Gli abbiamo lasciato una lauta mancia, corrispondente quasi al prezzo dell’intero conto (l’equivalente di una ventina di euro) e lui ci ha salutato con le lacrime agli occhi. Ma storie così in Oriente se ne sentono a milioni. Nei pressi potrete trovare anche la discoteca gay Blu Boy, molto frequentata nel weekend. Vi sono anche altre due disco gay: The Disco, che organizza anche grandi eventi, e Queen Club, molto carina, su due livelli. Anche il bar gay friendly Frangipani si trova nella zona. Altri due bar gay in città sono il Delawi e il Tonic, posti uno di fronte all’altro. Le saune a Kuala sono una decina, alcune veramente piccole (e un po’ luride) destinate esclusivamente alla clientela locale. Una delle migliori è il Day Thermos (a due passi dalla discoteca Blu Boy) in una bella location in pieno japanese style, molto frequentata anche dai turisti di passaggio, oppure la Chakran, su più livelli, nei pressi della fermata Sentral KL del monorail. Un misto tra sauna e palestra è anche l’elegante Otot2. Vi sono numerose spa per massaggi solo per uomini, fatti da uomini ovviamente. Oltre a sperimentare il massaggio malese, con un piccolo extra in denaro anche qui vale la regola del pompino finale, o di altre prestazioni sessuali di varia natura da decidersi con l’escort, ops pardon, con il massaggiatore. Potete trovare i vari indirizzi a questo link.
Da Kuala Lumpur si può raggiungere facilmente Singapore, che si trova sull’estrema punta a sud della penisola Malacca, sia con aereo sia con poche ore di pullman. Ed è quest’ultimo il mezzo che vi consiglio, oltre a essere molto economico, e in bus di buona qualità, offre la possibilità di godersi la vista del paesaggio durante tutto il tragitto e di arrivare nella piccola e ricchissima città stato attraverso il ponte che la unisce alla Malesia. Singapore sembra una piccola Manhattan, tutta piena di grattacieli, pulita e ordinata come la Svizzera. La sua parte coloniale è molto bella da visitare, così come tutta l’area intorno al fiume, arteria navigabile al centro della città, sulle cui sponde si concentra un’intensa movida notturna, fatta di elegantissimi locali. Le boutique delle migliori griffe mondiali, comprese tutte quelle di casa nostra, non si contano a Singapore, in shopping center futuristici che sembrano astronavi. Dato l’alto reddito pro capite degli abitanti, i ragazzi e le ragazze vestono abiti firmati da capo a piedi. Potete quindi benissimo immaginarvi come riescano a combinarsi le cule locali: Dolce & Gabbana, Gucci, Prada ecc. È una passerella a cielo aperto. La vita gay, così come la vita notturna in genere, è vivacissima a Singapore. Molti i bar, le discoteche, c’è anche un cruising, lo Shogun, e le saune sono una decina. Di queste la migliore è l’elegante The Towel Club, in pieno centro. Sarà che sono ricche, o chissà per quale altra ragione, ma le finocchie di Singapore se la tirano parecchio, eleganti e palestrate, sono un po’ le milanesi dell’Asia, e in sauna girano, girano e ancora girano, ma concludono ben poco. A parte questo, direi che la concentrazione di gay è molto alta in città – non credo che questo sia dovuto ai colossi dell’economia e della finanza mondiale che vi hanno sede, forse piuttosto alle numerose boutiques – tanto che alcuni definiscono Singapore come la più grande cruising area dell’Asia.
Dopo qualche giorno di permanenza a Singapore potete ritornare verso la Malesia, stavolta via treno. Dalla molto caratteristica stazione ferroviaria di Singapore parte, due volte al giorno (a seconda che decidiate di viaggiare di giorno o di notte) il cosiddetto “treno della jungla”, che risale a nord costeggiando la parte orientale della Malesia fino a Kota Barhu, al confine con la Thailandia. Dalla costa orientale potete raggiungere una delle fantastiche isole di cui vi accennavo all’inizio, l’arcipelago Perhentian, ad esempio, che è quello dove anch’o sono stato per circa una settimana, oppure l’isola di Redang, che dicono sia bellissima. In queste isole la vita costa pochissimo, con circa 30 euro vi potete pagare una settimana di pernottamento in bungalow in riva al mare. Ovviamente qui scordatevi la vita gay e il sesso (a meno che non siate con il vostro fidanzato) e godetevi la natura. Da Kota Bharu potete poi riprendere un volo per tornare a Kuala Lumpur, c’è la compagnia low cost Air Asia (www.airasia.com) che pratica delle tariffe davvero basse, con un ottimo servizio (niente a che vedere con la nostra Ryanair).
Se avete ancora qualche giorno prima di riprendere il volo per l’Italia, sulla costa occidentale della Malesia, non troppo distante da Kuala, potete visitare l’isola di Penang, chiamata anche la Perla d’Oriente. La città principale Georgetown, nota per i suoi edifici coloniali e storico crocevia di trasporti, offre anche una discreta scena gay, con un paio di bar e tre saune. Trattandosi di una regione tropicale, ci si può andare tranquillamente tutto l’anno, il periodo più adatto e meno piovoso è da maggio a settembre.
Direi che è tutto. Enjoy Malaysia and Singapore!